Dio mio, quanti
distinguo!
Il dito e'
conficcato nella piaga e fa un male cane.
Chi ci capisce più?
Le parole d'ordine dei "buoni" si contraddicono e non si sa più cosa
pensare: libertà o sicurezza? Una scelta difficile. Libertà o rispetto?
Sembrano buoni tutti e due... Ha ragione il Papa e non bisogna offendere
"la mamma altrui"? Hanno ragione i mussulmani moderati che il Profeta
comunque non si disegna? Oppure: se la libertà di parola e' libertà senza
aggettivi o limiti, vale anche per i cattivi? i razzisti? i fascisti? i
mussulmani che indottrinano sui loro assolutismi? O addirittura quelli che
incitano al massacro?
E se si deve
definire una linea, vale il mio senso comune che mi dice che una vignetta è una
vignetta, e al massimo non si ride, oppure quello di qualcuno che trova la cosa
davvero di cattivo gusto ed imbraccia il kalashnikov?
Je suis Charlie! Nous
sommes Charlie! Mais non... peut être nous ne sommes pas Charlie du tout. Appena passata l’emozione
del primo momento non ne siamo più certi, a destra come a sinistra.
Questo totem
invadente della diversità culturale assolve da tutte le colpe? Dalla
responsabilità per la violenza sui bambini? o per la mancanza di liberta? o per
la colpa dell'infibulazione? O per la distruzione delle statue del Budda in
Afganisthan? o per la decapitazione degli infedeli?
C'e' differenza
tra la barbarie e la civiltà? L'eliminazione del confine netto tra la prima e
la seconda e' il fondamento stesso della libertà di opinione: l'idea che la
verità può essere di casa un po' dappertutto. Eppure il suo mantenimento sembra
necessario per non mettere sullo stesso piano gli assassini e gli
assassinati.
Gli attentatori di
Parigi hanno sicuramente ottenuto un risultato: ci hanno obbligato a ripensare,
di nuovo, un problema vecchio. Le teste ronzano di pensieri (non quelle vuote,
che pur esistono). Voltaire e Locke ritornano sugli scaffali delle librerie.
Non dovremmo ripartire da zero. Eppure… appena entriamo dentro le domande
inizia una fibrillazione di risposte contraddittorie e, sembra di capire, tutte
sbagliate. La domanda deve essere difficile.
Eppure, a metterla
giù bene, una risposta convincente ci deve essere. Almeno una risposta utile,
se non assoluta.
Io non la so. Ci
sto pensando. Eppure lo sento. Sono pronto a vivere per alcuni valori e credo
che, se fosse proprio necessario, dovrei essere pronto anche a morire: “Libertà
va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta.”
È una scelta di
campo: una cosa soggettiva. Non la so definire con precisione – non ancora – ma
credo che si chiami Laicità.
Io sto con Salman Rushdie che
vive da anni sotto scorta per aver scritto un libro. Io sto con Wolinsky ed i
fratelli maleducati ma liberi di Charlie Hebdo, i morti che ripiango ed i vivi
che ammiro per il loro coraggio, per le vignette belle e anche per le brutte.
Io sto con i giornalisti dello Jyllands-Posten e le loro 12 vignette di
Maometto. Con i giornalisti licenziati per averle ripubblicate in tutto il
mondo. Io sto con Theo Van Gogh ucciso per un film. Io sto con la lista
lunghissima ed anonima di convertiti condannati, di adultere lapidate, di
omosessuali uccisi, di vigliacchi piegati dalla paura, di coraggiosi decapitati.
Questo è il mondo globale che vedo…
che voglio. Questa è casa mia, di cui l’Occidente è la mia stanza. Una stanza
aperta a tutti in una casa aperta a tutti, in cui non ci interessa di che razza
sei, ma in cui i preti parlano ma non
comandano. Una casa in cui non va
bene tutto e in cui esiste un l’unico vero reato di opinione: negare la
libertà di opinione altrui. E da questo reato - e peccato - ci si difende.
Buona fortuna a tutti.