Di dove sei? Sono Italiano. Sono Cinese. Sono Turco. Se sono
fortunato sono Americano. Se sono sfortunato, di qualche posto da cui si scappa
per fame o per paura. “Avec papier” (Dollari, Euro e documenti) o “Sans papier”
(senza soldi e senza documenti).
Non riesco a togliermi l’impressione che ci sia qualcosa di
storto nella domanda, ed anche nella risposta. È che dietro alle parole, dietro
anche alle idee che vogliamo dire, si vede in trasparenza una struttura di
pensiero che sembra il vestito del povero Arlecchino: un mondo cucito con pezze
di tutti i colori. Un mondo fatto a Nazioni.
Ma cosa saranno poi queste nazioni? Queste “patrie” in nome
di cui si è tanto ucciso, il cui interesse verrebbe – nelle ideologie distorte
dei nazionalisti – prima dell’interesse degli individui, e anche prima dell’interesse
collettivo dell’umanità in quanto tale?
Chi ci crede, e ci deve ben credere chi è disposto ad
ammazzare e a farsi ammazzare, ti guarderà sorpreso se gli fai la domanda,
perché la domanda è per lui, ancora, incomprensibile. “Io sono Italiano”. O, un
po’ più pieno di sé, “Io sono Inglese.” O, un po’ più spaventoso (non facciamo
finta di non saperlo) “Io sono Tedesco”. Guarda le mie mani, i miei capelli, la
mia faccia: mani, capelli e faccia da Italiano, Inglese o Tedesco.
Forse qualcuno ne dubita, ma sono le briciole ai margini di
quest’arlecchinata: quei pochi milioni che vivono vicino ai confini che si sono
spostati da pochi anni e che ricordano bene: io adesso sono Croato, ma prima
ero Jugoslavo. E, ora come allora, guai a non dirlo con orgoglio e senza
esitazione.
In realtà… vorrei dirvi la mia verità: è tutta una menzogna.
Siete tutti dei senzapatria. Siete tutti degli individui che cercate di farvi
caldo stando vicini. Il guaio è che poi a volte di caldo ve ne fate fin troppo
e le cose vanno a finire male.
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